lunedì 1 maggio 2017

Un Primo Maggio dedicato alla lunga carriera di una bravissima giornalista

Questo Primo Maggio voglio dedicarlo a Lorenza Pleuteri, grande lavoratrice ed ex giornalista di Repubblica Bologna, appena insignita di un riconoscimento alla carriera di fianco ad una professionista del calibro di Natalia Aspesi.


Non ha certo bisogno dei miei elogi, come dimostra appunto il premio ricevuto qualche ora fa, ma ci tenevo a esprimere nuovamente la mia stima nei suoi confronti, soprattutto in un periodo in cui è difficilissimo far bene il lavoro di giornalista.

Scrissi un pensiero, qualche tempo fa, sulla modalità e l'occasione in cui ho avuto modo di conoscerla, ma non so per quale motivo, la polizia postale lo censurò su richiesta di Fabio Roversi Monaco.

Lo ripropongo, nella speranza che non venga di nuovo messo sotto sequestro e cancellato dal web.

Era il giorno delle sue dimissioni da Repubblica, dopo venticinque anni di lavoro e riconoscimenti da ogni parte d'Italia.


Ecco il post, dal titolo "SE QUESTO E' UN GIORNALE", dell' Ottobre 2014:


"Lorenza Pleuteri, da poco nella redazione bolognese, rassegna le sue dimissioni e lascia Repubblica dopo venticinque anni.


E’ ormai ufficiale: Lorenza Pleuteri lascia Repubblica dopo venticinque anni. Potrei far finta di nulla, ringraziarla per il suo lavoro e sperare di leggerla presto su qualche altro quotidiano sapendo di averla qui vicino, a Bologna.

Poi penso a come l’ho conosciuta, a tutti gli insegnamenti che mi ha dato in modo diretto e indiretto, e anche alle occasioni che sono mancate per poter usufruire ancora di più della sua lunghissima esperienza di giornalista e di donna, di quelle che non han paura di niente e nessuno nella consapevolezza di essere lavoratrici preparate e appassionate; due caratteristiche che, ahimè, mancano spesso in tante categorie.

Allora rifletto, ci penso ancora un po’ e le auguro un futuro distante da questo sistema di conoscenze, collusioni e connivenze che si fa chiamare Città di Bologna.

Posso dire di aver conosciuto una professionista, la ringrazio per avermi fatto sfiorare con mano la grande donna che è, e, con un po’ di egoismo, spero di incontrarla di nuovo in una città più civile di questa.

Mi ricordo ancora come fosse oggi il nostro primo incontro, in quel lontano martedì 3 Settembre del 2013, quando si presentò nel Cafè Letterario di via Manzoni ed incominciammo a parlare. Fu una bella chiacchierata, per certi versi liberatoria per me che da settimane non chiudevo occhio a causa della guerra che ci aveva dichiarato Roversi Monaco dopo l’annuncio della mostra su La Ragazza con l’orecchino di perla.

Da quel momento rimanemmo in contatto costante: ogni aggiornamento che avevo, informazione che riuscivo ad ottenere, le veniva recapitata. Nulla, però, comparve mai sul suo quotidiano fino al giorno dello sciopero bianco dei dipendenti del Cafè, quando, forse, era diventato impossibile tacere anche per Repubblica. Nel frattempo erano passati quattro mesi, altrettante notti insonni e numerosi capelli bianchi erano comparsi sulle mie tempie a causa dello stress che stavo vivendo. 
Articolo di L. Pleuteri dell'8 Gennaio 2014 su Repubblica

Lorenza quella mattina scrisse un bellissimo articolo: breve, preciso e completo. Da lì in poi, nonostante i nostri continui scambi, nessuna informazione ha più suscitato l’interesse del suo giornale.

Ci fu, infatti, un cambio di gestione proprio nel giorno di inizio di quella maledetta mostra, e a Repubblica, ovviamente, non interessava informarsi sul perché e sul come Colazione da Bianca divenne titolare del Cafè Letterario da un momento all’altro, facendo fuori il sottoscritto che era il dipendente con più anzianità aziendale ed il responsabile del locale. Cosa importava se venivano calpestati i diritti di un lavoratore, per di più di uno che aveva dato fastidio al Magnifico padrone di Bologna, quando nello stesso giorno c’erano da scrivere pagine e pagine sulle quattromila persone che stavano invadendo Palazzo Fava nel weekend inaugurale?

E’ una domanda retorica, lo so io adesso e lo sapeva Lorenza in quel momento, ma con la stessa tenacia non si è mai tirata indietro dall’informare la sua redazione di quel che stava succedendo, ed io per questo la ringrazierò sempre.

La mia personale idea è che quando in una città si intersecano poteri, politica, soldi, arte e qualsiasi altra cosa che suscita interesse collettivo, diventa difficile fare cronaca; e se un giornalista, per sua etica, rinuncia alla corsa per partecipare ai salotti cittadini, diventa un elemento di disturbo oltre che un pesce fuor d’acqua. La (cronaca) diventa, così, funzionale, autoreferenziale e celebrativa, ma smette di essere cronaca.

Vedendola al contrario, però, si può sostenere che un bravo professionista dell’informazione, di quelli che trattano la cronaca con stile ed imparzialità, fa fatica ad adeguare, storpiare e correggere il suo modus operandi in virtù di uno più consono alla Bologna dei massoni, dei politici perbene, degli imprenditori eticamente sensibili e dei finti comunisti.

E’ un compromesso radicale, ma forse necessario per sopravvivere in questa Città Palude. Bene, non tutti sono pronti però ad affrontare questo passo, e sono contento di aver conosciuto una persona che ha appena rinunciato alla sua carriera (e 25 anni in giro per l’Italia tra Milano, Torino, Bari e Bologna alla corte di Repubblica non mi sembrano poco) per riacquisire dignità, forza e soprattutto passione, forse l’unica cosa per cui un bravo giornalista si distingue da un suo collega mediocre.

<Avanti Lorenza, hai fatto la scelta migliore e non potrà che aprirsi per te un portone enorme in grado di darti le soddisfazioni che meriti. Repubblica da ora in poi sarà ancora più povera, e chi non se ne renderà conto avrà perso l’occasione di conoscere una giornalista con le palle quadrate. Tu, invece, con le tue dimissioni ci guadagnerai in professionalità, salute e forza d’animo, diventerai più appassionata di prima e noi saremo felici di leggerti di nuovo.> è il mio personale augurio nei suoi confronti e la mia attestazione di stima, da lettore e da cittadino di Bologna.".

1 commento:

  1. Una donna libera e una giornalista degna di tale nome, in un Paese troppo abituato ai servi del potere di turno travestiti da "cronisti".Non ti arrendere Andrea, porta avanti la tua battaglia anche alla corte di giustizia europea!

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